Cardellino Americano
(Carduelis tristis)


Descrizione: Lunghezza circa 12 cm. E' detto anche lucherino "triste" per via del piumaggio invernale prevalentemente bruniccio terra che contrasta con il vivace giallo carico che contraddistingue i maschi in estate.
Distribuzione e habitat: Oltre alla nominale esistono altre 3 sottospecie. Diffuso in quasi tutta l'America settentrionale occupa tutti gli habitat in grado di assicuragli abbondanza di cibo. Si riproduce relativamente tardi tanto che solo a primavera i maschi iniziano a compiere la muta nuziale stimolati dall'ampia disponibilità di sementi immaturi. Parzialmente migrante nella stagione invernale tende a spostarsi verso il Sud dove il clima è più mite.
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Note: E' specie particolarmente delicata per cui è buona norma fornirgli una miscela di semi leggera e di buona qualità per evitare dannose enteriti. Con l'approssimarsi della bella stagione l'alimentazione andrà integrata con proteine al fine di favorire la buona forma amorosa e la muta "nuziale" anche nei soggetti "tardivi".

Sono circa tre anni che il tristis fa parte delle specie stabilmente ospitate nel nostro allevamento. Allo stato infatti possiamo parlare più propriamente di mantenimento che di riproduzione vera e propria per alcune problematiche tipiche della specie e che di seguito andrò meglio ad illustrare.

L’inizio di tutto, come per tanti appassionati ornitofili, ha avuto origine in quel di Reggio Emilia alla Fiera Internazionale che annualmente è ospitata nei padiglioni fieristici della cittadina emiliana. Come in tante occasioni già era capitato mi aggiravo tra i banchi della mostra scambio alla ricerca di qualche soggetto particolarmente attraente in compagnia dei miei amici. Dal vedersi materializzato innanzi un uccellino fino ad allora ammirato solo sulle pagine di qualche libro e venire in possesso di una coppia - anche se a caro prezzo – il passo fu brevissimo.

Per dirla tutta i soggetti pur se in strepitose condizioni di salute si presentavano in abito invernale, ben altra cosa rispetto alle sgargianti “cromie” di piumaggio solitamente immortalate nei testi in mio possesso ma tanto era la curiosità di testarne le possibilità di mantenerlo in salute e magari riprodurlo che già potevo immaginare la mia nuova coppia di lucherini americani ad inizio primavera.

Tanto fu il mio entusiasmo che allo “sconsiderato acquisto” seguì quello del mio amico Massimiliano Esposto con il quale ormai da tempo mi lega un’amicizia che va oltre la comune passione.

Tornati entrambi a casa, i resoconti sui tristis erano praticamente settimanali anche perché le notizie sull’allevamento domestico di questa specie erano e continuano ad essere molto scarse.

Con non poca soddisfazione potei constatare che da buoni “canadesi” i miei tristis svernarono in esterno snobbando quasi con sdegno il relativo rigore dell’inverno napoletano presentandosi già a metà marzo in avanzata fase di muta. Il maschio presentava abbondante giallo su dorso e fianchi ed aveva in buona parte completato la calottina nera del capo che al momento dell’acquisto era limitata alla sola zona frontale. Anche la femmina da verde/bruniccio cupo si stava decisamente schiarendo virando in un più vistoso verde giallino. Quanto all’alimentazione somministrai in via continuativa si dal primo giorno il misto che già utilizzavo per tutti i miei spinus con l’aggiunta di un po’ di girasole nero piccolo ed del pastoncino semi artigianale che fa parte integrante della dieta di tutti i miei soggetti.

A questo punto decisi di integrare l'alimentazione di base fornendo alimenti umidi che alternavo tra foglie di cicoria, centocchio, fettine di zucchina o cetriolo che notai tutti estremamente graditi.

Grazie anche ad una primavera particolarmente mite mi ritrovai a fine Maggio con entrambi i soggetti a muta nuziale ultimata ed il maschio, in particolare, che davvero attirava l’attenzione di tutti coloro chi venivano a trovarmi. Intanto li a Fano da Massimiliano la vicenda stava ricalcando fedelmente lo stesso andamento con un ritardo stimato di circa 20 gg.

Tutto ciò premesso pensai che fosse giunta l’ora di posare i nidi ed attendere fiducioso gli sviluppi. Evidentemente mi sbagliavo di grosso. Successivamente, l’esperienza, mi ha confermato che il vero indicatore della raggiunta forma amorosa nel tristis, più che la livrea nuziale, è la colorazione del becco. Questo da bruno corno in inverno passa al carnicino/arancio in primavera fino all’arancione acceso della fase riproduttiva (luglio/agosto).

La coppia continuò a corteggiarsi fino ad agosto con piccole parate nuziali da parte del maschio che spesso sfociavano in lievi scaramucce mentre la femmina provvedeva a seminare in giro per la gabbia (60 cm. di lunghezza) tutto il materiale da nido che giornalmente le fornivo dando la preferenza a quello di colore bianco (un po’ come le lanuggini vegetali con cui questi ed altri carduelidi foderano i loro nidi in natura). Quando ormai tutto sembrava compromesso il 10 agosto durante il quotidiano giro mattutino di controllo individuo una coda fare capolino dal cestino di vimini semi nascosto dal ramo di pino artificiale che avevo affidato ai tristis. Era la femmina che con qualche filo di iuta nel becco si apprestava alla costruzione del nido mentre il maschio sovrintendeva ai lavori appollaiato li vicino e canticchiando con la cresta nera del capo visibilmente spiegata. Nel giro di tre giorni la costruzione, perfetta come il migliore dei nidi realizzati in natura, fu terminata. L’entusiasmo, già giustificabile, decollò allorquando Massimiliano mi telefonò confermandomi che anche la sua coppia “era in procinto di nidificare”.

Purtroppo questa non è una storia a lieto fine. Con l’intento di non turbare la femmina soprattutto nella fase di deposizione evitai di cautelarmi foderando il fondo con materiale morbido… risultato… una frittata di tristis di quattro uova. La delusione raggiunse l’apice quando realizzai che per quell’anno era tutto. Sebbene così tardivamente entrati in estro subito dopo ferragosto i tristis iniziarono a mutare azzerando tutti i miei propositi di rivincita. Quanto a Massimiliano la sfortuna fu anche più bieca in quanto pur vedendo schiudere solo due pullus per necessità lasciati alla madre (difficile ad agosto disporre di balie) subito dopo l’involo perse quasi inspiegabilmente l’unico novello sino ad allora ben cresciuto.

Questa esperienza spiega come pur a dispetto di una relativa robustezza la riproduzione del tristis (in ambiente esterno) sia estremamente difficoltosa per l’estremo ritardo con cui la specie raggiunge l’estro. Le temperature e soprattutto l’afa che contraddistinguono la bella stagione in Italia spesso consentono solo una covata senza possibilità di appello in caso di insuccesso. Per di più va detto che i novelli sino alla prima muta ultimata sono decisamente delicati e facilmente interessati da diverse malattie di tipo batterico e virale del tratto gastro/intestinale.

Alla luce dell’esperienze vissute ritengo tuttavia che la possibilità di ospitare tale specie in aviari interni dia maggiori opportunità di successo attesa la possibilità di anticipare il loro periodo riproduttivo mediante illuminazione artificiale o almeno di allinearlo anche solo parzialmente ad altre specie allevate consentendo di poter baliare i piccoli ove se ne riscontri la necessità.

Per intanto sto continuando a studiare la possibilità di ottenere il ciclo riproduttivo in modo naturale verificando se con il passare delle stagioni mantenuto nelle stesse condizioni precedentemente descritte anche questa specie tenda ad anticipare il periodo di cova.

 

Sarei molto lieto di confrontarmi con altri allevatori di questo superbo spinus riguardo alle varie tecniche di mantenimento, alloggio, riproduzione o quant' altro.

Di seguito riporto la mia e-mail

 

renato.gala@allevamentospinus.it

 FOTO TRISTIS

 

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